Son giorni. Ieri guardavo per la prima volta The Social Network. Bel film, bei dialoghi. Lo scambio di battute che mi ha più colpito è stato sicuramente quello fra Zuck-comediavolosiscrive e il tipo di Napster per giustificare un suo collaboratore che immerso nello sviluppo è completamente estraniato da quello che gli succede intorno:
- Sta programmando...
- E' così che deve essere!
A me non succede mai. Già succede poco che programmi, oberata dalle burocose da responsabile di progetto (sappare due o tre ore di mail e verbali al giorno, due o tre ore di pianificazione attività, una o due ore di supporto tecnico e la giornata è bell'e finita) ma quando eccezionalmente accade che possa programmare, ecco che le masse infernali di Golconda chiedono udienza e varcano inesorabilmente le nostre porte a vetri. Se mettete su un'attività in cui volete che i vostri collaboratori lavorino con produttività, evitate le pote a vetri. Mille volte meglio il temuto open space, meglio il cubicolo alla Dagbert, ma la porta a vetri no. Se poi, come noi, avete a vetri anche le pareti (ebbene sì, lavoro in una specie di acquario) siete rovinati, perché i vostri collaboratori passeranno la metà del tempo a lamentarsi dei riflessi sui monitor causati dalle finestre e dai neon del proprio ufficio, nonché dalle finestre e dai neon degli uffici adiacenti. E ci saranno belle giornate di sole che passerete dietro orrende tende scure o riparati da spessi occhiali da sole come vampiri neoromantici.
Questo ieri. E ieri trovavo su fb le vecchie amiche del collegio universitario. Che bello.
Così oggi mi collego per vedere se qualcuna ha accettato la mia amicizia (il film di ieri mi veva preso moltissimo, come potete capire).
Trovo una scusa per glissare dal pranzo pasquale con la mia figliola quattrenne e mi fiondo sul notebook. Gaudio! Tutte avevano confermato l'invito. Allora mi metto a cercare anche gli ex colleghi di Bologna. Trovo subito un paio di loro e mi perdo nei loro profili (ma vè, questo adesso c'ha la morosa... che bei bimbi questo, guarda tu... e lui ha cambiato lavoro, ma tu pensa).
Nel frattempo la figliola, ignorata e lasciata libera di scorrazzare per casa con un Calippo alla cola in mano, non aveva trovato di meglio da fare che mettersi a pulire il terrazzo. Non so se avete capito, ma mentre io ero obnubilata dal social network, lei stava passando il mocio in terrazza, riempendo il secchio con la spola per l'acqua dalla cucina al bagno in un annaffiatoio Ikea neanche leggerissimo e utilizando il detersivo per piatti come detergente per pavimenti.
Ancora non sono riuscita a sciacquare completamente dalla schiuma il mocio.
- Sta programmando...
- E' così che deve essere!
A me non succede mai. Già succede poco che programmi, oberata dalle burocose da responsabile di progetto (sappare due o tre ore di mail e verbali al giorno, due o tre ore di pianificazione attività, una o due ore di supporto tecnico e la giornata è bell'e finita) ma quando eccezionalmente accade che possa programmare, ecco che le masse infernali di Golconda chiedono udienza e varcano inesorabilmente le nostre porte a vetri. Se mettete su un'attività in cui volete che i vostri collaboratori lavorino con produttività, evitate le pote a vetri. Mille volte meglio il temuto open space, meglio il cubicolo alla Dagbert, ma la porta a vetri no. Se poi, come noi, avete a vetri anche le pareti (ebbene sì, lavoro in una specie di acquario) siete rovinati, perché i vostri collaboratori passeranno la metà del tempo a lamentarsi dei riflessi sui monitor causati dalle finestre e dai neon del proprio ufficio, nonché dalle finestre e dai neon degli uffici adiacenti. E ci saranno belle giornate di sole che passerete dietro orrende tende scure o riparati da spessi occhiali da sole come vampiri neoromantici.
Questo ieri. E ieri trovavo su fb le vecchie amiche del collegio universitario. Che bello.
Così oggi mi collego per vedere se qualcuna ha accettato la mia amicizia (il film di ieri mi veva preso moltissimo, come potete capire).
Trovo una scusa per glissare dal pranzo pasquale con la mia figliola quattrenne e mi fiondo sul notebook. Gaudio! Tutte avevano confermato l'invito. Allora mi metto a cercare anche gli ex colleghi di Bologna. Trovo subito un paio di loro e mi perdo nei loro profili (ma vè, questo adesso c'ha la morosa... che bei bimbi questo, guarda tu... e lui ha cambiato lavoro, ma tu pensa).
Nel frattempo la figliola, ignorata e lasciata libera di scorrazzare per casa con un Calippo alla cola in mano, non aveva trovato di meglio da fare che mettersi a pulire il terrazzo. Non so se avete capito, ma mentre io ero obnubilata dal social network, lei stava passando il mocio in terrazza, riempendo il secchio con la spola per l'acqua dalla cucina al bagno in un annaffiatoio Ikea neanche leggerissimo e utilizando il detersivo per piatti come detergente per pavimenti.
Ancora non sono riuscita a sciacquare completamente dalla schiuma il mocio.
Commenti
Posta un commento