Qualche settimana fa, come ogni lunedì, stavo aprendo l’asse da stiro quando il mio compagno mi rimproverò di non guardare il nostro telefilm preferito insieme a lui. Risposi che lo guardavo, ma nel frattempo avrei stirato e lui, stendendosi sul divano, mi disse che non ero capace di riposarmi : avevo sgobbato fino a quel momento, fra sistemare la roba del calcio, asciugare i capelli del piccolo mentre la cena era sul fuoco, far partire lavatrice, servire cena e sparecchiare, spazzare e risistemare (qui mi aveva aiutato e la lavastoviglie l'aveva riempita lui) adesso avevo il diritto di non fare niente e guardarmi TWD. Beh, che dire, non potrei essere più d'accordo, ma lui non ha mai imparato a stirare e se non lo faccio i panni non entrano nei cassetti. E poi se non lo faccio il lunedì, me li ritrovo al martedì, o al mercoledì, e il mucchio non fa che aumentare. Sembrava quasi offeso dal fatto che non mi sedessi sul divano con lui, ho tentato di spiegargli la facce
La parola del giorno è arrancare. Mi alzo dal letto arrancando verso la camera del giovane padawan. Svegliarlo dal suono della sua sveglia al terzo snooze, quando il mio unico pensiero è tornare sotto le coperte, richiede uno sforzo sovrumano. Ce la faccio solo perché ci credo. Sono convinta che debba andare a scuola. Se solo per un istante credessi che non gli serve a qualcosa, sono certa che desisterei. Arranco fino alla soffitta dove mi carico del carico della lavatrice, dopo averla ricaricata del carico della sera. Io e lei compagne di carichi infiniti, un loop inarrestabile tra la cesta e il cesto. La lavatrice è la mia migliore amica, non per affinità, ma per destino. E forse perché è la prima cosa che vedo la mattina e l'ultima la sera, che poi è mattina anche quella, il periodo indefinito e segreto fra la mezzanotte e l'alba degli infrasettimanali, dove con i pazzi e gli ubriachi trovi sveglie solo le madri lavoratrici e le lavatrici. Arranco fino alla macchina del caf