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La fine è il miglior inizio

Settembre è ormai finito e per me è un sollievo: finiranno con esso anche tutte le esortazioni ai buoni propositi di quello che viene definito come il vero inizio dell'anno. Sarò onesta: più che l'entusiasmo per l'inizio di un nuovo ciclo lavorativo, vengo pervasa dalla mailinconia della fine dell'estate, il september blues, e non riesco a ritrovarmi nelle parole dei mille life coach che insieme ai consigli sul migliore orario per fare le flessioni vogliono convincermi ad intraprendere un rituale mattutino che mi sta bene addosso come una tutina in lycra fucsia.

La morning routine con me non funziona perché la mia quotidiana routine mattutina è già strapiena di impegni, che il solo pensiero di alzarmi prima per fare qualcos'altro mi inorridisce. E non è che mi alzi tardissimo nemmeno così, da improduttiva.

Un tramonto di settembre

Credo che molte persone si rispecchino nella mia mattinata fatta di lavatrici, pulizie, merende da mettere nello zaino, corse a scuola, spesa, letti da fare, schisciette da preparare, traffico, parcheggi e (finalmente) cartellino da timbrare.
A quel punto si comincia a lavorare, cioè a pensare, progettare, correggere, portare singolarmente a termine singoli compiti. La ripetizione è voluta, in un mondo che ci vuole multitasking.

Allora mi chiedo come mai con tutta le attività elencate sopra, completate già dalle prime ore del mattino, mi definisco ancora improduttiva.

In tutti questi anni passati tra le pagine web di coach della produttività e dell'efficenza personale mi sono resa conto che le persone che si riconoscono improduttive o inconcludenti e in qualche modo deficienti nella loro personale scala di efficienza, sono proprio persone che come me hanno la giornata scandita da un susseguirsi di piccoli impegni.

Non è un caso che quando trafelata arrivo sul posto di lavoro, mi sembra di cominciare a respirare: so esattamente cosa fare, una cosa alla volta e con precisione.
Il modo in cui chiudi la giornata è quello in cui inizierai la successiva.
Quando cominciai a lavorare nell'informatica, poco prima di finire gli studi, il mio capo mi diede un blocco e una penna per gli appunti. Insieme al pc aziendale e una dispensa di merendine a cui potevo liberamente attingere, blocco e penna furono le atrezzature più utili che abbia mai ricevuto.
Era il mio primo lavoro e prendevo un'enormità di appunti, ma sopratutto imparai molto presto a distinguere in due pagine separate "come fare le cose" da "le cose da fare".
Il blocco era uno spiralato a quadretti di mezzo centimetro (resta ancora il mio blocco preferito) e le cose da fare nella giornata erano rappresentate da rettangoli di varie dimensioni con una breve descrizione del task che riempivano la pagina A4. Man mano che svolgevo le attività, cancellavo il rettangolo con uno scarabocchio di penna bic.

Quando finivo di lavorare tornavo a casa a preparare gli esami riempiendomi la testa di principi per il controllo automatico, così per non dimenticare dove ero arrivata sul lavoro - un lavoro per me tutto nuovo e tutto da imparare, che non eseguivo meccanicamente - prima di andarmene riportavo su una pagina nuova di zecca i "rettangoli" non cancellati dando evidenza alle tre cose più urgenti o difficili da smarcare.
Il giorno dopo sapevo esattamente cosa fare e da dove ripartire grazie a ciò che avevo predisposto il giorno prima: mi toglievo dalle scatole le tre cose più importanti e tutto il resto era in discesa.

Non ho mai cambiato questa abitudine. Sono cambiati i supporti, alla carta si è sostituito il pc, i rettangoli sono diventate liste o kanban board, ma il metodo è rimasto lo stesso.

Dormire fuori dagli schemi

Ci sono numerosi studi che spiegano come il nostro cervello sia predisposto per stabilire connessioni attive, e quindi elaborare le informazioni, mentre siamo fisicamente inattivi, cioè durante il sonno.

Uno dei più interessanti è quello di Robert Stickgold, professore di psichiatria alla Harvard Medical School che spiega come durante lo stato di veglia se si cerca di risolvere un problema spiacevole, l'approccio è spesso elencare i pro e i contro. Spesso però i troppi elementi presenti ci impediscono di valutare l'importanza di ciascuno. Il compito di selezione è assolto dalla corteccia prefrontale, che gestisce il processo decisionale esecutivo e include il pensiero razionale e il controllo degli impulsi.
Durante il sonno invece il cervello fa un triage, filtra gli eventi della giornata, vede ciò che è rimasto incompiuto e individua ciò che ha un ronzio affettivo, le emozioni provate durante o subito dopo che qualcosa è accaduto. Il cervello usa questi indicatori per marcare che l'evento è stato importante e che c'è altro da capire. Nello stesso tempo la corteccia prefrontale si chiude e il cervello può associarsi liberamente ed elaborare in background in modo irrazionale.
Entrando nella fase REM i neuromodulatori noradrenalina e serotonina vengono disattivati. La noradrenalina migliora l'attenzione su problemi immediati e concreti, ma sull'assenza di serotonina si sa poco. Stickgold ipotizza che spegnendola il cervello sia spinto a identificare come preziose le connessioni più lente e quindi a scoprire quelle associazioni deboli che non avremmo mai notato da svegli.

Il risultato è che ci si sveglia con una soluzione o una decisione istintiva che non riusciamo subito a spiegare, ma che ci sembra giusta.

Diventa quindi abbastanza sensato pensare che non dovremmo concentrarci sulla morning routine, ma invece potenziare una night routine che ci permetta di iniziare a pianificare il giorno successivo fin dalla sera prima, proprio come faceva il mio blocco spiralato.

La mia agenda con le tre priorità

Un'abitudine che ho portato avanti per anni è quella del journaling serale, il classico diario personale da compilare prima di andare a dormire.
Vi scrivevo le tre cose buone accadute nella giornata, e le tre cose che avrei potuto gestire meglio. Poi aggiungevo tre cose da fare il giorno dopo e l'effetto era talmente potente che con il tempo decisi di modificarlo.
Avevo notato che nel momento di relax prima del sonno mi vengono in mente moltissime cose, come idee per il mio blog, oggetti da acquistare che non ho aggiunto alla lista della spesa, avvisi per i ragazzi prima di mandarli a scuola, idee per risolvere quel maledetto bug sul web service, tutto doveva essere appuntato sul diario. Al mattino, senza nemmeno più il bisogno di guardarle, riportavo le tre cose più importanti sull'agenda.
Nel tempo ho semplificato e ottimizzato la pagina del diario e la sensazione al risveglio è molto bella, c'è molta energia e voglia di smarcare le scocciature, perché il sonno ha davvero portato consiglio e ho già in mente i passi necessari per affrontarle in modo efficace.

Ma prima di chiudere il diario e addormentarmi, aggiungo il rospo.
If I write down the one frog I would like to eat the next day, I creatively find a way to season, grill, and sauce it during my slumber. 
Mandare giù il rospo ha un significato molto diverso nella traduzione dall'inglese: in italiano è prendere atto di una cosa che non ci piace, un'accettazione supina e rassegnata. Nella versione inglese "eat the frog" significa liberarsi delle cose disgustose o fastidiose occupandosene. C'è un'azione (eat) e un problema (frog) che non viene nascosto o subito, ma viene elaborato, masticato ed eliminato.

Io tendo a rimuginare. Se ho un problema che mi assilla fatico ad addormentarmi e il pensiero ossessivo diventa urlante, un brusio nel cervello che mi tiene sveglia fino alle prime ore del mattino. Ho scoperto che scrivere sul diario il mio rospo, il semplice atto dell'inchiostro che lascia la penna per il foglio, è una specie di catarsi: il problema passa dal cervello al diario e la testa si libera.

A quel punto può capitare che mi venga in mente una piccola cosa da fare che rappresenta già un inizio, come parlarne con qualcuno, chiedere informazioni, cercare un documento. Quando succede, in calce alla pagina aggiungo "la prima cosa da fare è..." e me ne vado a dormire. Altrimenti mi ripeto che domani troverò il primo passo da fare.

In questo modo mi addormento facilmente e durante la notte accade ciò che descrive il dottor Stickgold. Qualche volta il riposo notturno ha addirittura elaborato una strategia, ma comunque ha ridimensionato il problema.

Farti pensare alle questioni irrisolte prima di andare a dormire non è un'esortazione al rimuginio e all'ossessione. Quello che suggerisco è di scrivere il problema su un foglio per liberare la mente da esso e permettere alla parte non razionale del tuo cervello di elaborarlo durante il sonno. Per questo è importantissimo che si dichiari concluso il tempo per pensarci: quando riporto il rospo sul diario mi ripeto che non c'è altro da fare per il momento, che l'unica cosa da fare - e la farò domani - è trovare il primo passo, la prima casellina da spuntare.

Un bel risveglio

Basta fare il primo passo

Nella maggior parte di problemi la risoluzione non è la cosa più difficile, ma è decidere di affrontarli. Una volta stabilito il primo passo da fare, la maggior parte delle azioni da intraprendere si manifestano una dopo l'altra e arriviamo alla conclusione più velocemente di quanto pensiamo.

Per questo motivo poter analizzare serenamente le questioni è estremamanete importante. Chi ha l'abitudine di meditare potrebbe sfruttare quel momento per ottenere in anticipo quello che fa una buona notte di sonno e usare il diario prima e dopo la pratica per appuntare il problema e le prime azioni da compiere.

Se ci pensiamo bene, non è il ritmo estremamente veloce o la numerosità di impegni della vita a stressarci, ma la moltitudine di decisioni e microdecisioni da prendere ogni momento. Affrontare la giornata con una piccola lista di cose da fare, attività di cui si ha ben chiara l'esecuzione perché già elaborate durante il sonno, è la migliore infusione di energia che si possa avere.
Riuscire a completare due o tre attività prima della pausa caffè, risolvere il problema più grosso della giornata prima del pranzo, sono sferzate di aria fresca che volgeranno al positivo l'intera giornata.

Quella che segue è una grafica che riporta le voci di una pagina del diario della mia night routine. La condivido con il proposito di descriverti nelle prossime settimane anche della colonna a sinistra. Nel frattempo prova ad utilizzarla prima di andare a dormire e fammi sapere nei commenti cosa è cambiato al tuo risveglio. 
Ricordati che è come chiudi una giornata a determinare come sarà la successiva.




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Commenti

  1. guardando quanto siamo sorpresi, il festival del cinema, i film https://streamingcommunitynuovo.tv con noi sono l'essenza del tempo libero

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