Erano gli ultimi giorni di scuola e avevo preparato le scaloppine ai funghi, uno
dei piatti preferiti di mia figlia. Volevo lenirle la stanchezza di questa fine d'anno scolastico. Mangiava voracemente e parlava con ansia
del prossimo saggio di pianoforte e di come fosse faticoso incastrare gli esercizi con le verifiche di inglese e matematica. Mentre il suo piatto si vuotava, la
tensione calava e cercavamo di rassicurarla sulle sue capacità.
Quando,
finalmente tranquillizzata, cominciammo a parlare di come passare la serata, se rilassarci guardando un film insieme o prepare il tavolo per un gioco in scatola, la vedo sobbalzare
sulla sedia e guardarsi le ginocchia.
Il suo volto torna concentrato, la fronte corrugata, tutta la tranquillità raggiunta sparisce in pochi secondi.
Sta leggendo un messaggio sul cellulare che teneva nascosto
sotto al tovagliolo…
Sto per esplodere, come sempre quando scopro che lei o il
fratello hanno portato tablet, giochini o cellulari a tavola, poi faccio un
respiro e penso.
Penso a com’ero io alla sua età, alle mie amiche che mi chiamavano
ad ora di cena e dovevano chiedere ai miei genitori se potevo venire al
telefono.
Penso alle regole di casa, al pasto mai interrotto e al divieto delle chiamate dopo una certa ora, perché si deve andare a dormire. Ma anche a quelle volte che avevo litigato a scuola e ai "no" mimati con la testa, a mia mamma che inventava una scusa per non dover parlare con loro.
Penso alle regole di casa, al pasto mai interrotto e al divieto delle chiamate dopo una certa ora, perché si deve andare a dormire. Ma anche a quelle volte che avevo litigato a scuola e ai "no" mimati con la testa, a mia mamma che inventava una scusa per non dover parlare con loro.
A raccontarlo sembrano consuetudini vecchie, costrizioni da
famiglia tradizionale, ma eravamo così liberi dalla costante
comunicazione a cui sono sottoposti i nostri figli! Loro non conoscono quella libertà e quella rilassatezza...
Ora sono vittime, come molti di noi, della connessione
costante e si sentono in obbligo di rispondere immediatamente alle
sollecitazioni esterne, alle chat, ai messaggi personali, ai post.
E’ sicuramente snervante e la maggior parte di loro, ma purtroppo anche di molti adulti, non si rende conto che c’è un’altra
possibilità.
Staccare.
Rilassarsi e prendersi una pausa dalla costante connessione.
Ho deciso di parlare con mia figlia e raccontarle come
funzionava quando ero io l’adolescente in casa. Di come era confortante sapere
che il pranzo era sacro e che l’orario
del sonno o dei compiti fosse scolpito nella roccia, intoccabile e impenetrabile dai
disturbatori esterni.
Di come i miei genitori vegliassero su di me affinché
questi spazi venissero rispettati.
La vita scorreva lenta, eppure facevo le stesse cose che fa lei oggi, nello stesso tempo. Dopo il pomeriggio di studio arrivava l'ora di cena e raccontavo ai miei genitori come era andata la giornata, le difficoltà coi compiti e i giochi con le amiche.
Eppure mia figlia non trova il tempo per farlo. Poco tempo per i giochi con il fratello, quasi zero il tempo con le amiche, ridotta all'osso la conversazione con noi adulti. Nell'epoca della velocità sembra che non resti il tempo per fare altro che correre dietro alle chat, alle chiamate, ai social...
Io avevo un solo telefono in casa, se volevo chiamare un'amica, dovevo attendere che fosse libero e di non avere molta gente intorno, perché si trovava in un angolo della sala (ci sarebbe voluto ancora qualche anno per avere i primi cordless).
Le chiacchiere tra amiche viaggiavano lente, una volta uscite da scuola, la comunicazione era sporadica nei pomeriggi, e si aspettava il giorno successivo per avere notizie di cosa aveva fatto una certa amica con una certa altra. Chi aveva incontrato chi, chi aveva litigato con chi.
Ora ossevando la comunicazione ossessiva fra mia figlia e le amiche comincio ad apprezzare quella lentezza vintage.
Questi ragazzi sono costantemente connessi e aggiornati sui compagni, le mode, i telefilm e i batticuori. A questo si aggiungono le comunicazioni per i compiti che ormai sembra impossibile fare usando solo il diario: serve il registro elettronico e whatsapp in chat aperta e continua con l'amica. E poi le attività sportive o musicali o le lingue... a questa generazione manca il lusso del riposo. Al punto che, se per un momento non hanno nulla da fare, si annoiano ed estraggono il cellulare.
E' necessario far capire ai ragazzi che il riposo, il tempo vuoto, è necessario. Che la noia permette l'elaborazione dei pensieri e la creatività.
Naturalmente l'invito a rallentare non può cadere dall'alto come la solita predica, ma bisogna essere partecipi con la famiglia e se non si riesce tutti insieme, uno dei genitori potrebbe dedicarsi a questo scopo mentre l'altro si occupa della routine familiare.
Personalmente ho trovato particolarmente efficace programmare del tempo screen free per l'intera famiglia: un momento in cui sono banditi cellulari, tablet, computer, TV e videogames.
In particolare abbiamo trovato il modo di farlo dedicandoci ai giochi da tavolo ogni mercoledì sera, un passatempo che in casa mette tutti daccordo. Altre attività piacevoli da fare insieme possono essere uno sport che piaccia a tutti, un giro in bicicletta, una passeggiata, dipingere e disegnare, fare musica o cucinare. O anche dedicarsi insieme ad attività strettamente rilassanti come la ginnastica dolce, lo yoga o la meditazione. L'importante è che dievnti un appuntamento fisso, che si consolidi un'abitudine di relax.
Successivamente si potranno stabilire delle regole, ad esempio ho invitato mia figlia a non farsi interrompere dalle videochiamate durante le ore dei compiti. Ha capito che dire alle amiche che deve finire i compiti non è maleducazione, ma la preservazione di un momento di concentrazione preziosa.
Quando ha sperimentato che in questo modo finiva prima e con migliori risultati, non è stato più necessario sorvegliare le interruzioni.
La casa deve diventare un luogo di riposo, un luogo dove sia più facile dedicarsi ad attività riposanti invece che essere continuamente tentati dalla tecnologia, dall'ansia e dalle cose da fare. A volte basta un gatto, un pianoforte, una panca in terrazza...
Sono una mamma un po' disgraziata, non ho mai ossessionato i ragazzi con le classiche domande cosa hai mangiato a scuola? sei stato bravo? quanti compiti hai? piuttosto lascio che abbandonino il pesantissimo zaino sul pavimento dell'ingresso, si siedano scompostamente sul divano e, prima che acchiappino il tablet o il cellulare, cerco di intercettarli sedendomi accanto a loro. Tutto ok? chiedo e poi li bacio. E la loro risposta è un caldo abbraccio, di quelli che danno il senso a tutto quello che stai facendo.
E se poi acchiappano il tablet o il cellulare, pazienza. Tanto sono certa che di lì a dieci minuti, il tempo di mettere il pranzo in tavola, si siederanno tranquilli e sorridenti a raccontarmi la loro giornata, col cellulare abbandonato da qualche parte tra le pieghe del divano.
Per creare un ambiente riposante è sufficente salutarli quando tornano a casa, dare loro un abbraccio, una pacca sulla spalla o un sorriso sincero. Chiedere qualcosa a cui sono interessati, la loro opinione, il loro aiuto, e attendere.
Non capiterà subito, continueranno a prendere lo smartphone e girarsi dall'altra parte. Sono ragazzi, non sanno che fermarsi un attimo è una possibilità. Per un certo tempo ci ignoreranno, ma poi arriverà il giorno in cui si fermeranno a rispondere senza cellulare o tablet e resteranno un minuto a parlare. Sarà piacevole, sarà pacifico, sarà una conenssione diversa da quelle frenetiche che hanno in chat e ne capiranno la differenza.
La vita scorreva lenta, eppure facevo le stesse cose che fa lei oggi, nello stesso tempo. Dopo il pomeriggio di studio arrivava l'ora di cena e raccontavo ai miei genitori come era andata la giornata, le difficoltà coi compiti e i giochi con le amiche.
Eppure mia figlia non trova il tempo per farlo. Poco tempo per i giochi con il fratello, quasi zero il tempo con le amiche, ridotta all'osso la conversazione con noi adulti. Nell'epoca della velocità sembra che non resti il tempo per fare altro che correre dietro alle chat, alle chiamate, ai social...
Io avevo un solo telefono in casa, se volevo chiamare un'amica, dovevo attendere che fosse libero e di non avere molta gente intorno, perché si trovava in un angolo della sala (ci sarebbe voluto ancora qualche anno per avere i primi cordless).
Le chiacchiere tra amiche viaggiavano lente, una volta uscite da scuola, la comunicazione era sporadica nei pomeriggi, e si aspettava il giorno successivo per avere notizie di cosa aveva fatto una certa amica con una certa altra. Chi aveva incontrato chi, chi aveva litigato con chi.
Ora ossevando la comunicazione ossessiva fra mia figlia e le amiche comincio ad apprezzare quella lentezza vintage.
Questi ragazzi sono costantemente connessi e aggiornati sui compagni, le mode, i telefilm e i batticuori. A questo si aggiungono le comunicazioni per i compiti che ormai sembra impossibile fare usando solo il diario: serve il registro elettronico e whatsapp in chat aperta e continua con l'amica. E poi le attività sportive o musicali o le lingue... a questa generazione manca il lusso del riposo. Al punto che, se per un momento non hanno nulla da fare, si annoiano ed estraggono il cellulare.
E' necessario far capire ai ragazzi che il riposo, il tempo vuoto, è necessario. Che la noia permette l'elaborazione dei pensieri e la creatività.
Naturalmente l'invito a rallentare non può cadere dall'alto come la solita predica, ma bisogna essere partecipi con la famiglia e se non si riesce tutti insieme, uno dei genitori potrebbe dedicarsi a questo scopo mentre l'altro si occupa della routine familiare.
Personalmente ho trovato particolarmente efficace programmare del tempo screen free per l'intera famiglia: un momento in cui sono banditi cellulari, tablet, computer, TV e videogames.
In particolare abbiamo trovato il modo di farlo dedicandoci ai giochi da tavolo ogni mercoledì sera, un passatempo che in casa mette tutti daccordo. Altre attività piacevoli da fare insieme possono essere uno sport che piaccia a tutti, un giro in bicicletta, una passeggiata, dipingere e disegnare, fare musica o cucinare. O anche dedicarsi insieme ad attività strettamente rilassanti come la ginnastica dolce, lo yoga o la meditazione. L'importante è che dievnti un appuntamento fisso, che si consolidi un'abitudine di relax.
Successivamente si potranno stabilire delle regole, ad esempio ho invitato mia figlia a non farsi interrompere dalle videochiamate durante le ore dei compiti. Ha capito che dire alle amiche che deve finire i compiti non è maleducazione, ma la preservazione di un momento di concentrazione preziosa.
Quando ha sperimentato che in questo modo finiva prima e con migliori risultati, non è stato più necessario sorvegliare le interruzioni.
La casa deve diventare un luogo di riposo, un luogo dove sia più facile dedicarsi ad attività riposanti invece che essere continuamente tentati dalla tecnologia, dall'ansia e dalle cose da fare. A volte basta un gatto, un pianoforte, una panca in terrazza...
Sono una mamma un po' disgraziata, non ho mai ossessionato i ragazzi con le classiche domande cosa hai mangiato a scuola? sei stato bravo? quanti compiti hai? piuttosto lascio che abbandonino il pesantissimo zaino sul pavimento dell'ingresso, si siedano scompostamente sul divano e, prima che acchiappino il tablet o il cellulare, cerco di intercettarli sedendomi accanto a loro. Tutto ok? chiedo e poi li bacio. E la loro risposta è un caldo abbraccio, di quelli che danno il senso a tutto quello che stai facendo.
E se poi acchiappano il tablet o il cellulare, pazienza. Tanto sono certa che di lì a dieci minuti, il tempo di mettere il pranzo in tavola, si siederanno tranquilli e sorridenti a raccontarmi la loro giornata, col cellulare abbandonato da qualche parte tra le pieghe del divano.
Per creare un ambiente riposante è sufficente salutarli quando tornano a casa, dare loro un abbraccio, una pacca sulla spalla o un sorriso sincero. Chiedere qualcosa a cui sono interessati, la loro opinione, il loro aiuto, e attendere.
Non capiterà subito, continueranno a prendere lo smartphone e girarsi dall'altra parte. Sono ragazzi, non sanno che fermarsi un attimo è una possibilità. Per un certo tempo ci ignoreranno, ma poi arriverà il giorno in cui si fermeranno a rispondere senza cellulare o tablet e resteranno un minuto a parlare. Sarà piacevole, sarà pacifico, sarà una conenssione diversa da quelle frenetiche che hanno in chat e ne capiranno la differenza.
Incoraggiare alla disconnessione un adolescente è quasi una
mission impossible. Non volevo che questo tentativo si trasformasse in un’altra
occasione di litigio fra me e mia figlia, però era assolutamente necessario passare
dal mio atteggiamento passivo, e a volte punitivo, nei confronti di alcuni episodi, ad un atteggiamento più intimo, fiducioso e condiviso.
Occorre
imparare a comprendere la costante raffica di aspettative ed emozioni che gli
adolescenti sperimentano oggi, coinvolgerli nel trovare il modo di garantire dei momenti di distacco nella loro giornata e per capire insieme perché fermarsi un po’ è così difficile.
E' qualcosa che nostro figlio non ci chiederà mai, ma senz'altro uno dei regali migliori che possiamo fare: insegnargli a prendersi una pausa dal costante rumore di fondo.
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RispondiEliminaLa più alta saggezza è distinguere tra il bene e il male. Esattamente quello che è questo tipo https://filmpertutti.pics/ di cinema e di saggezza...
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