Nel post precedente ho introdotto le quattro azioni per semplificarsi la vita: lasciare, focalizzare, meditare, risparmiare.
Vorrei partire da quella che potremmo ritenere più "facile" da realizzare: lasciare le cattive
abitudini.
Una volta riconosciuta un'abitudine come negativa verrà naturale decidere di abbandonarla, ma in pratica, lasciarla sarà molto più difficile dell'intenzione di farlo.
Un buon metodo è concentrarsi su una sola cattiva abitudine alla volta e modificare il nostro comportamento imponendoci di non ricaderci per un numero finito di giorni prima di passare alla successiva. Lasciate passare da 7 a 20 giorni, vedrete che diventerà una buona abitudine non ricaderci più.
A proposito: com'è andata con la piccola sfida del post precedente?
Iniziamo dunque ad abbandonare alcune abitudini sicuramente dannose e che aggiungono stress ad una vita già abbastanza complicata:
La ricerca della perfezione a tutti i costi
Il perfezionismo è un'attitudine che, anche se apparentemente non sembra negativa, può portare a complicarci davvero la vita. E' assurdo pensare che un lavoro fatto bene, "alla perfezione", possa assumere una connotazione negativa, ma l'ossessione verso un risultato perfetto compromette molti aspetti della nostra esistenza.
Facciamo un test. Quanto è disturbante guardare le immagini contenute in questo divertente articolo? Le trovate buffe o insopportabili?
Per un perfezionista un lavoro quasi perfetto è inaccettabile, pertanto impiegare moltissimo tempo per renderlo perfetto è non solo plausibile, ma giustificabile e necessario.
Dunque un dipendente perfezionista può arrivare a ritardare la consegna di un lavoro perché non lo ritiene perfetto, una madre perfezionista può limitare lo sviluppo dei suoi figli perché da soli non fanno mai "sufficientemente bene", uno studente perfezionista può laurearsi uno o due anni dopo perché non può prendere meno di 30 e lode.
Non è solo tempo perso. Possono essere ordini che calano, figli che ci detestano, un lavoro che non arriva mai. Il perfezionista non identifica il suo atteggiamento come un problema, perciò parlerà di sfortuna, congiunzioni astrali, scie chimiche e cavallette pur di non affrontare l'argomento.
Stabilire degli standard prima di iniziare una qualsiasi attività è necessario per rendere non solo accettabile, ma ben fatto il risultato e non cadere nella trappola del perfezionismo.
Perdere 3 kg in un mese è un'obiettivo molto più realistico che una fotografia di Adriana Lima sul frigorifero (focalizzare gli obiettivi è un'altro modo per semplificarci le cose).
C'è un obiettivo che non hai raggiunto perché non eri mai contento della tua preparazione? Definisci uno standard di accettabilità che lo renda "ben fatto, ma non perfetto" e riprovaci!
A volte ritardare la fine di un lavoro perché non lo si ritiene abbastanza perfetto (quando magari tutti ci dicono che è bellissimo e va bene così) è anche una scusa per non affrontare quello che viene dopo. Mi viene in mente quel conoscente che non terminava mai i bagni della sua grande casa perché una volta finita non avrebbe avuto più scuse per ritardare la convivenza con la sua ragazza. Non scherzo se dico che ha cambiato almeno tre idraulici per rallentare i lavori!
Un po' di sincertà con noi stessi è il modo migliore per semplificarci la vita.
C'è qualcosa che ritardi a completare perché ti spaventa ciò che potrebbe conseguirne? Che scusa usi per rimandare?
Infine, accettare un buon lavoro quasi perfetto significa riconoscere la nostra imperfezione.
Uno dei momenti peggiori della mia vita fu accettare un voto bassissimo al primo esame di ingegneria. Ero sempre stata un'ottima studentessa fin dalle elementari: voti sempre abbondantemente sopra la media e mai impreparata per un'interrogazione o un compito. Dopo molti mesi a studiare l'intero programma di Analisi Matematica 1 mi resi conto che non sarei riuscita a coprire perfettamente tutti i punti del programma, così... cambiai esame (!) e preparai quello molto più semplice di Chimica Generale. Studiai a tempo di record per non finire il trimestre senza almeno un esame sul libretto, ma con un risultato che rasentava il ridicolo*.
Dovetti accettare di non essere quel fenomeno di studentessa che tutti si aspettavano.
Che male c'è a fare un buon lavoro?
Non c'è niente di male a voler fare un ottimo lavoro. Ma quando la ricerca di una perfezione esagerata compromette la nostra produttività, in tutti i settori della vita, questa ossessione va ad interferire con la serenita nostra e di chi ci sta intorno. Il perfezionismo allontana gli obiettivi, ci fa perdere tempo, ci rende antipatici. Insomma, ci complica la vita.
Vorrei partire da quella che potremmo ritenere più "facile" da realizzare: lasciare le cattive
abitudini.
Non cambierai la tua vita se non cambi qualcosa della tua giornata. Il segreto del successo si basa sulla quotidianità.
- Shelby
Una volta riconosciuta un'abitudine come negativa verrà naturale decidere di abbandonarla, ma in pratica, lasciarla sarà molto più difficile dell'intenzione di farlo.
Un buon metodo è concentrarsi su una sola cattiva abitudine alla volta e modificare il nostro comportamento imponendoci di non ricaderci per un numero finito di giorni prima di passare alla successiva. Lasciate passare da 7 a 20 giorni, vedrete che diventerà una buona abitudine non ricaderci più.
A proposito: com'è andata con la piccola sfida del post precedente?
Iniziamo dunque ad abbandonare alcune abitudini sicuramente dannose e che aggiungono stress ad una vita già abbastanza complicata:
- la ricerca della perfezione a tutti i costi
- lo stazionare nella nostra zona di confort
- il continuo cedere alle distrazioni
La ricerca della perfezione a tutti i costi
Il perfezionismo è un'attitudine che, anche se apparentemente non sembra negativa, può portare a complicarci davvero la vita. E' assurdo pensare che un lavoro fatto bene, "alla perfezione", possa assumere una connotazione negativa, ma l'ossessione verso un risultato perfetto compromette molti aspetti della nostra esistenza.
Facciamo un test. Quanto è disturbante guardare le immagini contenute in questo divertente articolo? Le trovate buffe o insopportabili?
Per un perfezionista un lavoro quasi perfetto è inaccettabile, pertanto impiegare moltissimo tempo per renderlo perfetto è non solo plausibile, ma giustificabile e necessario.
Dunque un dipendente perfezionista può arrivare a ritardare la consegna di un lavoro perché non lo ritiene perfetto, una madre perfezionista può limitare lo sviluppo dei suoi figli perché da soli non fanno mai "sufficientemente bene", uno studente perfezionista può laurearsi uno o due anni dopo perché non può prendere meno di 30 e lode.
Non è solo tempo perso. Possono essere ordini che calano, figli che ci detestano, un lavoro che non arriva mai. Il perfezionista non identifica il suo atteggiamento come un problema, perciò parlerà di sfortuna, congiunzioni astrali, scie chimiche e cavallette pur di non affrontare l'argomento.
Stabilire degli standard prima di iniziare una qualsiasi attività è necessario per rendere non solo accettabile, ma ben fatto il risultato e non cadere nella trappola del perfezionismo.
Perdere 3 kg in un mese è un'obiettivo molto più realistico che una fotografia di Adriana Lima sul frigorifero (focalizzare gli obiettivi è un'altro modo per semplificarci le cose).
C'è un obiettivo che non hai raggiunto perché non eri mai contento della tua preparazione? Definisci uno standard di accettabilità che lo renda "ben fatto, ma non perfetto" e riprovaci!
Un po' di sincertà con noi stessi è il modo migliore per semplificarci la vita.
C'è qualcosa che ritardi a completare perché ti spaventa ciò che potrebbe conseguirne? Che scusa usi per rimandare?
Infine, accettare un buon lavoro quasi perfetto significa riconoscere la nostra imperfezione.
Uno dei momenti peggiori della mia vita fu accettare un voto bassissimo al primo esame di ingegneria. Ero sempre stata un'ottima studentessa fin dalle elementari: voti sempre abbondantemente sopra la media e mai impreparata per un'interrogazione o un compito. Dopo molti mesi a studiare l'intero programma di Analisi Matematica 1 mi resi conto che non sarei riuscita a coprire perfettamente tutti i punti del programma, così... cambiai esame (!) e preparai quello molto più semplice di Chimica Generale. Studiai a tempo di record per non finire il trimestre senza almeno un esame sul libretto, ma con un risultato che rasentava il ridicolo*.
Dovetti accettare di non essere quel fenomeno di studentessa che tutti si aspettavano.
Che male c'è a fare un buon lavoro?
Non c'è niente di male a voler fare un ottimo lavoro. Ma quando la ricerca di una perfezione esagerata compromette la nostra produttività, in tutti i settori della vita, questa ossessione va ad interferire con la serenita nostra e di chi ci sta intorno. Il perfezionismo allontana gli obiettivi, ci fa perdere tempo, ci rende antipatici. Insomma, ci complica la vita.
Non aver paura della perfezione. Non la raggiungerai mai.
- Salvador Dalí
Nel prossimo articolo parleremo di zone di confort e di come siano in realtà una trappola, rendendo in qualche modo più complicata la vita anche se sembra il contrario.
Prepariamoci con un piccolo esercizio. Sul tuo quadernino fai una Happy List, si tratta di un elenco delle cose che ti rendono felice e ti fanno stare bene o che ami fare. Poi fai una Wish List delle cose che potrebbero ulteriormente migliorarti la vita o la giornata, o quelle che hai sempre voluto fare, ma che non hai ancora fatto. Non ha importanza che le liste abbiano molti elementi, cinque o sei punti per ciascuna sono più che sufficienti. Per ogni punto del secondo elenco, indica infine che motivo hai per non cominciare a farlo adesso (sì, proprio adesso).
* C'è un lieto fine: senza brillare particolarmente, riuscii a terminare faticosamente il corso di laurea magistrale in Ingegneria Informatica e fu una vera soddisfazione sentirmi dire dal Relatore: "Ma il suo algoritmo gira davvero!" Non avevo fatto una tesi perfetta, ma il programma era funzionante. E vendibile.
Se ti è piaciuto questo articolo, leggi gli altri post della serie Semplificare.
Riferimenti:
Come liberarti dal perfezionismo e goderti la vita
L'altra faccia del perfezionismo
Prepariamoci con un piccolo esercizio. Sul tuo quadernino fai una Happy List, si tratta di un elenco delle cose che ti rendono felice e ti fanno stare bene o che ami fare. Poi fai una Wish List delle cose che potrebbero ulteriormente migliorarti la vita o la giornata, o quelle che hai sempre voluto fare, ma che non hai ancora fatto. Non ha importanza che le liste abbiano molti elementi, cinque o sei punti per ciascuna sono più che sufficienti. Per ogni punto del secondo elenco, indica infine che motivo hai per non cominciare a farlo adesso (sì, proprio adesso).
* C'è un lieto fine: senza brillare particolarmente, riuscii a terminare faticosamente il corso di laurea magistrale in Ingegneria Informatica e fu una vera soddisfazione sentirmi dire dal Relatore: "Ma il suo algoritmo gira davvero!" Non avevo fatto una tesi perfetta, ma il programma era funzionante. E vendibile.
Se ti è piaciuto questo articolo, leggi gli altri post della serie Semplificare.
Riferimenti:
Come liberarti dal perfezionismo e goderti la vita
L'altra faccia del perfezionismo
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