Com'è andato l'esercizio della volta scorsa? Quali voci componevano la tua happy list? Quali sono le cose che renderebbero eccezionale la tua vita? La domanda più importante però è: perché non cominciare subito?
Perché la vista di nuovi orizzonti ci spaventa.
Cercando una definizione di confort zone troviamo il concetto di una zona, fisica o mentale, dove agiamo senza stress e paura, dove ci sentiamo a nostro agio, rilassati e in cui agiamo senza ottenere particolari successi o prestazioni, ma in tranquillità. Chi non vorrebbe vivere così?
Dipende tutto dalla dimensione della zona. Molti anni fa conobbi una signora, né vecchia né giovane, un po' come me tra dieci anni. Viveva in una casetta di due piani con la figlia che si occupava di ogni sua necessità in quanto da anni aveva deciso di non uscire più in là del cancello che chiudeva il piccolo cortile.
Lei stava bene così. Non aveva mai avuto una vita particolarmente interessante, non guidava né andava in bicicletta, apparentemente la sua vecchia vita, quella al di là del cancello, non le mancava. Si accontentava di stare lì, viveva serena.
Potremmo fare tutti così: nessuno stress, nessuna paura. Ma nessuna gioia. Nessun divertimento, piangere dalle risate, correre sulla sabbia, attraversare ruscelli, rotolarsi sull'erba eccetera. Le sue distrazioni dipendevano esclusivamente da chi decideva di andarla a trovare. Il massimo dello stress affidato alla lista della spesa.
Mi si potrebbe obiettare che sto scrivendo una serie di articoli ha per argomento la semplificazione della vita: e perché mai dovremmo complicarcela uscendo dal cancello? Ebbene, immaginiamo che la figlia devota debba trasferirsi per lavoro. E che si sposi. E che abbia figli. Prima o poi la brava signora vorrà andare oltre quel cancello, ma avrà paura, molta paura di oltrepassare i suoi limiti.
Ogni volta che ci troviamo nella necessità di fare qualcosa di nuovo e diverso, si ha un po' di paura.
Ecco un esercizio che ti propongo. Tanti anni fa, a seguito di un problema medico, smisi di guidare per qualche mese. Quando fu il momento di ricominciare a farlo, non riuscivo ad allontanarmi dal paesello senza essere sopraffatta dalla paura, così mi rivolsi ad una terapeuta per qualche consiglio. Mi suggerì di elencare le mie zone verdi (quelle dove andavo tranquillamente), le zone gialle (dove riuscivo ad andare, ma con un po' di stress) e le zone rosse (quelle in cui proprio non riuscivo ad andare). Poi mi chiese di "allargare le zone gialle", cioè provare a fare qualche metro (che diventavano sempre uno o due chilometri) nelle zone rosse. Pian piano mi resi conto che anche le zone verdi si allargavano.
In pratica la terapeuta mi stava aiutando a trovare un metodo per allargare la mia confort zone esplorando la zona di stress con tre semplici passi:
Dovremmo sempre cercare di allargare le nostre zone gialle.
La zona verde è la nostra confort zone: ci stiamo tranquilli, ma non aggiungiamo nulla alla nostra vita. Se restiamo sempre lì dentro, sarà facile che in vecchiaia siano i rimpianti ad ucciderci.
La zona gialla è quella dove, a fronte di un pochino di stress assolutamente affrontabile con le nostre forze, impariamo nuove cose e allarghiamo i nostri orizzonti.
Nella zona rossa, quella in cui lo stress ci blocca e nella quale non riusciamo a fare nulla, è inutile andare volontariamente: se ci alleniamo ad allargare la zona di apprendimento, anche quella si allontanerà naturalmente.
Nel frattempo ecco un piccolo esercizio: imposta un timer a 60 minuti e conta, in quel lasso di tempo, quante volte vieni interrotto nella tua occupazione principale. Se lavoratore fuori casa, conta quante volte i colleghi, la posta, le notifiche del cellulare, ti obbligano a distrarti dal lavoro che stai facendo. Se lavori a casa, aggiungi anche le interruzioni dei figli, dei familiari o della TV. Concentrati su una singola occupazione, un progetto, un lavoro domestico, qualsiasi cosa a cui devi dedicarti per almeno un'ora.
Se ti è piaciuto questo articolo, leggi gli altri post della serie Semplificare.
Perché la vista di nuovi orizzonti ci spaventa.
Cercando una definizione di confort zone troviamo il concetto di una zona, fisica o mentale, dove agiamo senza stress e paura, dove ci sentiamo a nostro agio, rilassati e in cui agiamo senza ottenere particolari successi o prestazioni, ma in tranquillità. Chi non vorrebbe vivere così?
Dipende tutto dalla dimensione della zona. Molti anni fa conobbi una signora, né vecchia né giovane, un po' come me tra dieci anni. Viveva in una casetta di due piani con la figlia che si occupava di ogni sua necessità in quanto da anni aveva deciso di non uscire più in là del cancello che chiudeva il piccolo cortile.
Lei stava bene così. Non aveva mai avuto una vita particolarmente interessante, non guidava né andava in bicicletta, apparentemente la sua vecchia vita, quella al di là del cancello, non le mancava. Si accontentava di stare lì, viveva serena.
Potremmo fare tutti così: nessuno stress, nessuna paura. Ma nessuna gioia. Nessun divertimento, piangere dalle risate, correre sulla sabbia, attraversare ruscelli, rotolarsi sull'erba eccetera. Le sue distrazioni dipendevano esclusivamente da chi decideva di andarla a trovare. Il massimo dello stress affidato alla lista della spesa.
Mi si potrebbe obiettare che sto scrivendo una serie di articoli ha per argomento la semplificazione della vita: e perché mai dovremmo complicarcela uscendo dal cancello? Ebbene, immaginiamo che la figlia devota debba trasferirsi per lavoro. E che si sposi. E che abbia figli. Prima o poi la brava signora vorrà andare oltre quel cancello, ma avrà paura, molta paura di oltrepassare i suoi limiti.
Ogni volta che ci troviamo nella necessità di fare qualcosa di nuovo e diverso, si ha un po' di paura.
Allenarci a superare sempre di un passo le nostre Colonne d'Ercole personali, ci permette di creare gli anticorpi ai cambiamento e affrontarli senza paura.Sapremo inoltre di poter contare su noi stessi. La nostra autostima si rafforzerà e sarà sempre più facile affrontare nuove sfide.
Ecco un esercizio che ti propongo. Tanti anni fa, a seguito di un problema medico, smisi di guidare per qualche mese. Quando fu il momento di ricominciare a farlo, non riuscivo ad allontanarmi dal paesello senza essere sopraffatta dalla paura, così mi rivolsi ad una terapeuta per qualche consiglio. Mi suggerì di elencare le mie zone verdi (quelle dove andavo tranquillamente), le zone gialle (dove riuscivo ad andare, ma con un po' di stress) e le zone rosse (quelle in cui proprio non riuscivo ad andare). Poi mi chiese di "allargare le zone gialle", cioè provare a fare qualche metro (che diventavano sempre uno o due chilometri) nelle zone rosse. Pian piano mi resi conto che anche le zone verdi si allargavano.
In pratica la terapeuta mi stava aiutando a trovare un metodo per allargare la mia confort zone esplorando la zona di stress con tre semplici passi:
- superare la paura iniziale
- continuare a sfidarmi
- se fallivo, riprovare di nuovo
Dovremmo sempre cercare di allargare le nostre zone gialle.
La zona verde è la nostra confort zone: ci stiamo tranquilli, ma non aggiungiamo nulla alla nostra vita. Se restiamo sempre lì dentro, sarà facile che in vecchiaia siano i rimpianti ad ucciderci.
La zona gialla è quella dove, a fronte di un pochino di stress assolutamente affrontabile con le nostre forze, impariamo nuove cose e allarghiamo i nostri orizzonti.
Nella zona rossa, quella in cui lo stress ci blocca e nella quale non riusciamo a fare nulla, è inutile andare volontariamente: se ci alleniamo ad allargare la zona di apprendimento, anche quella si allontanerà naturalmente.
Fai le cose che ti spaventano a morte e solo dopo troverai il coraggio, non prima.-- dal film Three Kings --
Uscire dalla zona di confort è molto più facile se
- si focalizzano chiaramente gli obiettivi
- si chiede aiuto e supporto
- non ci si fa abbattere dai fallimenti
- ci si fida del proprio istinto
Andare sempre un po' al di là dei propri limiti ci allena al miglioramento e ci rafforza. Sarà quindi più semplice affrontare gli imprevisti della vita.
Diffidiamo sempre ed allontaniamo le persone che ci ripetono:
- io sono fatto così
- abbiamo sempre fatto così
- che motivo c'è di cambiare?
Sono le frasi tipo dei residenti della confort zone.
Se tendi a non esprimere mai la tua idea, se vai a prenderti un caffé prima di affrontare l'ennesima scocciatura della giornata, se eviti le situazioni in cui devi metterti in mostra, sappi che sei il candidato ideale per la permanenza continua nella confort zone, perciò datti una mossa!
Ripetere abitualmente le stesse cose è rassicurante, ma devono essere abitudini virtuose, che ci allenano alla resilienza e alla costanza. La maggior parte delle abitudini in cui incorriamo sono invece incentivi alla pigrizia e alla staticità. Ci lamentiamo che la nostra vita è noiosa o ferma al palo, troviamo mille scuse per non aggiungere nulla di nuovo o non lavorare ai nostri obiettivi. Alleniamoci invece a conoscere nuovi amici, sperimentare nuovi cibi, imparare nuove lingue e nuovi balli, conoscere paesi e culture, leggere nuovi libri, allargare la mente.
Spesso la vita ci mette di fronte a scelte che non facciamo perché abbiamo paura del cambiamento, sarà più semplice affrontare l'incognita del futuro se ci alleniamo a qualcosa di nuovo ogni giorno.
La prossima volta parlerò di una cattiva abitudine indotta dalla modernità che ci costringe ad un ambiente fortemente connesso e multitasking: cedere alle distrazioni.Ecco una domanda da farsi ogni sera:cosa ho fatto di nuovo oggi?
Nel frattempo ecco un piccolo esercizio: imposta un timer a 60 minuti e conta, in quel lasso di tempo, quante volte vieni interrotto nella tua occupazione principale. Se lavoratore fuori casa, conta quante volte i colleghi, la posta, le notifiche del cellulare, ti obbligano a distrarti dal lavoro che stai facendo. Se lavori a casa, aggiungi anche le interruzioni dei figli, dei familiari o della TV. Concentrati su una singola occupazione, un progetto, un lavoro domestico, qualsiasi cosa a cui devi dedicarti per almeno un'ora.
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