Domenica 17 maggio abbiamo festeggiato il compleanno di mia mamma. Un ottimo pranzo di pesce organizzato sperando che Pallino non scegliesse proprio quei giorni per nascere. Nel pomeriggio Pallina era stanchissima, mentre dormiva ho misurato la pressione ed era preoccupatamente alta: 148 su 94. Ero indecisa se chiamare in reparto. Era domenica e mi avrebbero sicuramente suggerito di andare a fare un tracciato, ma per Pallina nella stessa situazione mi avevano ricoverata e la prospettiva del ricoverola domenica sera non mi allettava. Ho continuato a misurare la pressione fino alla mezzanotte e i valori si discostavano poco. Alla fine ho deciso che al mattino avrei accompagnato Pallina all'asilo e sarei poi andata in maternità.
Lunedì mattina mi andava di farmi una fotografia col pancione. Mi ero resa conto che ormai potevo essere alla fine di questa faticosa gravidanza e non avevo nemmeno una foto col mio poderoso pancione di profilo. Mi feci scattare una fotografia da mia madre, con Pallina abbracciata alla pancia, l'accompagnai all'asilo dopo essermi fatta una blla doccia, con la sensazione di una giornata un po' speciale. Finalmente, con una strana serenità è un'insolita consapevolezza, mi recai al reparto di ostertricia dell'Ospedale di Stato.
"Allora oggi ti teniamo qui. Fatti portare la valigia."
La formula era la stessa di allora. Alle 18 del pomeriggio partì l'induzione del parto, alle 4.15 del mattino rompevo le membrane e dopo quattro ore scarse di doglie notturne ero a 8 cm di dilatazione. Gemadhar era già lì con me alle 9 del mattino successivo, quando la ginecologa mi esortò a raggiungere velocemente la sala travaglio. Secondo lei la nascita era imminente.
Purtroppo la dottoressa si sbagliava. Il travaglio, malgrado la mia meravigliosa performance notturna, si prolungò fino a mezzogiorno. Non c'erano modificazioni, malgrado i medici stimolassero travaglio e dilatazione con ossitocina e altre pozioni misteriose. Intanto la mia pressione aumentava e continuavo a formare nuovo liquido liquido, avevo la sensazione di partorire da ore, ma Pallino non si muoveva di lì.
Un'ora dopo mi suggerirono il cesareo. Il mio corpo stava facendo un lavoro eccellente, ma mio figlio non collaborava.
Pallino è nato alle 14.41 del 19 di maggio, 3680 kg di peso per 52 cm, Apgar 9 alla nascita, 10 a cinque minuti. Mi dicono nel segno del Toro, con alcuni astri già passati nei Gemelli, in piena cuspide, non che me ne importi nulla per la verità, ma sembra un argomento molto discusso nei reparti maternità.
Ricucita e intubata come un borg, ho accolto mio figlio sul camice ruvido della sala operatoria. Preoccupata di fornirgli un abbraccio accogliente, ho scopetto la spalla e il seno sinistro, lui ha risalito la vetta e rintracciato la fonte del suo nutrimento, ha comiciato a poppare con forza commuovendoci tutti.
Siamo molto felici, Pallino è fortissimo, già al secondo giorno si tirava su con la testa, è molto reattivo e fa delle facce buffissime dopo la pappa. Al terzo giorno di vita è diventato la copia identica della sorella, impressionante: sembrerebbero dei gemelli se non ci fossero due anni e mezzo fra loro. Potrei tranquillamentre scambiare le foto di Pallino con quelle di Pallina scattate in ospedale, non fosse che nel frattempo hanno ristrutturato il reparto* e non mi crederebbe nessuno.
E così adesso posso dire la mia anche sul parto cesareo. Volevo evitarlo a tutti i costi, col diabete e la pressione alta era messo in conto, ma mi ero impegnata davvero molto nella cura e nella dieta, e lo avevo scongiurato. Non avevo però considerato che questa faccenda non la stavo affrontando da sola, ma con Pallino. Dopo l'intervento i medici erano molto felici della decisione presa: il piccolo era girato con il viso dalla parte sbagliata e col suo peso non sarebbe riuscito a ruotare in poco tempo.
Dividevo la stanza con un'altra mamma con cesareo. Le sue amiche parevano entusiaste della faccenda dell'anestesia, del parto senza dolore eccetera. Scordatevelo. Il post-operatorio non vi salva dal dolore bdei morsi uterini, la sensazione di impotenza dell'anestesia non aggiunge romanticismo al parto, il telo che vi impedisce di vedere subito vostro figlio in cambio degli occhi di anestesisti e strumentisti non aggiunge pathos al momento topico e la rimozione del drenaggio fa male come una doglia, ma non ha lo stesso nobile scopo. E se poi vi capita come a me, di farvi tutto il travaglio fino alla fine e beccarvi un'anestesia spinale mentre avete le doglie ogni mezzo minuto...
Quando nacque Pallina uscii dalla sala parto sulla sedia a rotelle pensando che avrei fatto un altro figlio anche subito. Martedì, mentre guardavo l'infermiere manovrare i tronchi che erano le mie gambe per posizionarle parallele sul letto, pensavo che avere un terzo figlio significa sottopormi ad un secondo cesareo e non credo che accadrà.
* La ristrutturazione del reparto merita un post a sé.
Lunedì mattina mi andava di farmi una fotografia col pancione. Mi ero resa conto che ormai potevo essere alla fine di questa faticosa gravidanza e non avevo nemmeno una foto col mio poderoso pancione di profilo. Mi feci scattare una fotografia da mia madre, con Pallina abbracciata alla pancia, l'accompagnai all'asilo dopo essermi fatta una blla doccia, con la sensazione di una giornata un po' speciale. Finalmente, con una strana serenità è un'insolita consapevolezza, mi recai al reparto di ostertricia dell'Ospedale di Stato.
"Allora oggi ti teniamo qui. Fatti portare la valigia."
La formula era la stessa di allora. Alle 18 del pomeriggio partì l'induzione del parto, alle 4.15 del mattino rompevo le membrane e dopo quattro ore scarse di doglie notturne ero a 8 cm di dilatazione. Gemadhar era già lì con me alle 9 del mattino successivo, quando la ginecologa mi esortò a raggiungere velocemente la sala travaglio. Secondo lei la nascita era imminente.
Purtroppo la dottoressa si sbagliava. Il travaglio, malgrado la mia meravigliosa performance notturna, si prolungò fino a mezzogiorno. Non c'erano modificazioni, malgrado i medici stimolassero travaglio e dilatazione con ossitocina e altre pozioni misteriose. Intanto la mia pressione aumentava e continuavo a formare nuovo liquido liquido, avevo la sensazione di partorire da ore, ma Pallino non si muoveva di lì.
Un'ora dopo mi suggerirono il cesareo. Il mio corpo stava facendo un lavoro eccellente, ma mio figlio non collaborava.
Pallino è nato alle 14.41 del 19 di maggio, 3680 kg di peso per 52 cm, Apgar 9 alla nascita, 10 a cinque minuti. Mi dicono nel segno del Toro, con alcuni astri già passati nei Gemelli, in piena cuspide, non che me ne importi nulla per la verità, ma sembra un argomento molto discusso nei reparti maternità.
Ricucita e intubata come un borg, ho accolto mio figlio sul camice ruvido della sala operatoria. Preoccupata di fornirgli un abbraccio accogliente, ho scopetto la spalla e il seno sinistro, lui ha risalito la vetta e rintracciato la fonte del suo nutrimento, ha comiciato a poppare con forza commuovendoci tutti.
Siamo molto felici, Pallino è fortissimo, già al secondo giorno si tirava su con la testa, è molto reattivo e fa delle facce buffissime dopo la pappa. Al terzo giorno di vita è diventato la copia identica della sorella, impressionante: sembrerebbero dei gemelli se non ci fossero due anni e mezzo fra loro. Potrei tranquillamentre scambiare le foto di Pallino con quelle di Pallina scattate in ospedale, non fosse che nel frattempo hanno ristrutturato il reparto* e non mi crederebbe nessuno.
E così adesso posso dire la mia anche sul parto cesareo. Volevo evitarlo a tutti i costi, col diabete e la pressione alta era messo in conto, ma mi ero impegnata davvero molto nella cura e nella dieta, e lo avevo scongiurato. Non avevo però considerato che questa faccenda non la stavo affrontando da sola, ma con Pallino. Dopo l'intervento i medici erano molto felici della decisione presa: il piccolo era girato con il viso dalla parte sbagliata e col suo peso non sarebbe riuscito a ruotare in poco tempo.
Dividevo la stanza con un'altra mamma con cesareo. Le sue amiche parevano entusiaste della faccenda dell'anestesia, del parto senza dolore eccetera. Scordatevelo. Il post-operatorio non vi salva dal dolore bdei morsi uterini, la sensazione di impotenza dell'anestesia non aggiunge romanticismo al parto, il telo che vi impedisce di vedere subito vostro figlio in cambio degli occhi di anestesisti e strumentisti non aggiunge pathos al momento topico e la rimozione del drenaggio fa male come una doglia, ma non ha lo stesso nobile scopo. E se poi vi capita come a me, di farvi tutto il travaglio fino alla fine e beccarvi un'anestesia spinale mentre avete le doglie ogni mezzo minuto...
Quando nacque Pallina uscii dalla sala parto sulla sedia a rotelle pensando che avrei fatto un altro figlio anche subito. Martedì, mentre guardavo l'infermiere manovrare i tronchi che erano le mie gambe per posizionarle parallele sul letto, pensavo che avere un terzo figlio significa sottopormi ad un secondo cesareo e non credo che accadrà.
* La ristrutturazione del reparto merita un post a sé.
Che bello! Sono così contenta che Pallino sia arrivato e che stiate tutti bene!
RispondiEliminaPeccato per il travaglio non andato a "buon fine" (anch'io penso che il cesareo sia una falsa soluzione al dolore del parto), ma in fondo quello che conta è il risultato, no?
Puoi dirlo: quello che conta è il risultato.
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