La decisione stessa di rompere l'unione coniugale è spesso una via, sofferta e certo traumatica, per restituire a se stessi, ma paradossalmente anche a chi si abbandona, e ai figli, una speranza di mettere in sintonia, di armonizzare i propri sentimenti con le scelte esistenziali, con il vivere quotidiano. In altre parole, è una decisione sostenuta non tanto dalla distruttività, quanto dalla fiducia, recondita, di poter amare ed essere amati meglio di così. Si rompe con una condizione infelice solo se, più o meno consapevolmente, si ha fiducia nella possibilità di essere felici.
letto su Una famiglia come un'altra di Irene Bernardini
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