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Perché tolleriamo comportamenti inaccettabili?

Si parla molto, in questo periodo, della riluttanza delle vittime di un abuso nel denunciare o quantomeno parlare delle violenze di cui sono state oggetto.
Senza entrare nel caso drammatico di abusi e violenze vere e proprie, anche nelle relazioni non paritarie come i colloqui di lavoro, il rapporto coi superiori o le interazioni con amici e colleghi particolarmente maleducati, le persone sono disposte a tollerare comportamenti decisamente riprovevoli.

Come scrive Kathy Caprino nel suo recente articolo pubblicato da Forbes, nell'esperienza quotidiana le persone sopportano comportamenti che le fanno sentire insicure, spaventate ed inadeguate.

Caprino si è sempre interessata a questo tipo di argomenti. Promuove un programma di crescita personale e professionale ed ha partecipato ad una TED Talk dal titolo Time to Brave Up, E' ora di essere coraggiosi.



L'autrice porta ad esempio il caso del colloquio di lavoro, dove i candidati attendono per settimane e settimane una risposta che non arriva, temendo di apparire troppo ansiosi o insistenti nel chiedere una risposta. Non accetterebbero in altre situazoni di essere tenuti in sospeso per così tanto tempo.

Vi sono casi in cui le persone arrivano ad accettare comportamenti ripugnanti da clienti, colleghi, reclutatori, familiari e amici; comportamenti che non dovrebbero mai essere consentiti.
Purtroppo molte persone, sia donne che uomini, si ritengono inferiori ed impotenti permettendo così ad eventi esterni (come può essere un colloquio di lavoro) di minare la loro autostima e mettere in discussione il loro talento.

Caprino ha individuato cinque possibili ragioni.

Per molte persone non è chiaro cosa è accettabile e cosa non lo è.

La nostra etica viene formata durante l'infanzia e se abbiamo avuto genitori manipolatori o narcisisti, difficilmente avremo sviluppato le capacità di dire NO a comportamenti manipolatori, abusanti e oppressivi. Tuttavia anche nei casi in cui l'infanzia è stata protetta da questo tipo di comportamento, ci è stato insegnato ad obbedire incondizionatamente e a non opporci all'adulto, all'insegnante, all'allenatore, al genitore in virtù del fatto che è superiore a noi ed identificato con l'autorità.

Ora che siamo adulti, è venuto il momento di essere coraggiosi e iniziare un processo di crescita personale che onori ciò in cui crediamo e sentiamo giusto, opponendoci a comportamenti inaccettabili anche se vengono da chi identifichiamo ome "superiore" a noi.

Molte persone inoltre non sanno di avere le capacità per difendersi da questo tipo di sopraffazioni.

Molti non hanno semplicemente la forza per opporsi, non credono di potercela fare da soli. In questi casi è necessario rivolgersi ad altri per un aiuto dall'esterno. Può essere un insegnante, un avvocato, un terapeuta; l'unica cosa da accertarsi, per non essere nuovamente manipolati, è che sia un esperto in quello di cui si occupa.

La cosa importante è non rimanere in silenzio, ma cambiare la situazione affrontandola con l'aiuto di un professionista.



Ci sono poi persone che hanno già tentato in passato una forma di protesta e che per questo sono stati puniti e hanno paura che possa ripetersi.

Hanno dovuto affrontare le conseguenze di una ribellione contro un trattamento ingiusto e spesso in questo processo è stata coinvolta la loro famiglia o la loro posizione. Molte donne ad esempio hanno sperimentato le conseguenze dell'essersi mostrate "forti" e competenti in ambienti a prevalenza maschile. Il successo e l'essere attraenti sono qualità positive per un uomo, mentre sono correlate negativamente ad una donna che ne risente nella vita relazionale e sul lavoro.

Quello che sostiene l'autrice però è che dobbiamo usare le nostre voci in modo ancora più potente per cambiare non solo il nostro destino, ma anche per rivedere un sistema che perpetua la soppressione, sia degli uomini che delle donne.

Non dobbiamo poi dimenticare che molti sono disperati, isolati dalla vita e dal lavoro.

Il numero di persone che si sente sicura del proprio impiego o posizione e non teme per il futuro sta drammaticamente scendendo. Quando si perde il lavoro, ci si sente depressi, persi e disperati. Con il lavoro si perde gran parte della nostra vita, gli amici e i conoscenti, in imbarazzo per la nostra situazione, si allontanano; si arriva facilmente alla depressione, cui si aggiungono lentamente tutta una catena di sintomi e malattie; la paura cronica e la tristezza non permettono di trovare la forza per le attività quotidiane, tanto meno per opporsi ai soprusi e alla maleducazione.

In questi casi chiedere aiuto è necessario per tornare ad avere quella vitalità che servirà a dire "Basta!" ai comportamenti inaccettabili. Bisogna rivolgersi alle associazioni di tutela e ovunque si possa trovare un aiuto pratico per non essere sopraffatti.



Infine, gran parte delle persone non si rende conto del proprio valore, di quanto siano importanti e meritevoli.

A queste persone non è stato insegnato a rispettare il proprio talento, considerare importante la propria esperienza e competenza. Sono abituate a sminuire il proprio valore e a riconoscere solo negli altri le capacità che invece hanno.
In questo caso è necessario mettersi al servizio degli altri, solo vedendo quanto le nostre competenze sono utili a qualcuno ci renderemo conto del valore della nostra vita e di quanto sia ingiusto venire offesi ed umiliati.


Riferimenti:
Kathy Caprino - Your path to career bliss

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