Si chiude il sipario sulle recite scolastiche e i saggi di fine anno. Si chiudono i cancelli delle palestre e dei circoli, gli oratori e le scuole si trasformano in centri estivi che si contendono i ritardatari a colpi di volantini porta a porta.
Maestre senza scolari e artisti senza teatri si trasformano in educatori e ispiratori di giovani menti per i mesi estivi.
L'aria calda si rempie di addii e arrivederci, genitori falsamente dispiaciuti e intimamente sollevati si salutano finalmente liberi dei vincoli di falsa amicizia in nome delle classi.
I ragazzi e i bambini corrono, liberi di scegliersi i compagni d'avventura, passeggiano per il centro dondolandosi a spalle dritte senza il peso degli zaini.
Frotte di adolescenti affollano il marciapiede dopo il calar del sole e camminano veloci bisbigliando per rientrare a casa prima di mezzanotte.
Solo il tavolo della sala, pieno dei vecchi libri e qualche fotocopia con le liste dei compiti, ci ricorda che dovremo rimetterci al lavoro presto.
Ma ora c'è tempo.
C'è tempo: è questa è la cosa migliore di oggi, ultimo giorno di scuola.
Domani ci occuperemo dei compiti e dei progetti.
Ci sarà da pensare ai fiori, ai terrazzi, alle vacanze, al cambio d'abito, ai libri da leggere, alle valigie, ai doposole, ai capelli aridi, ai ventilatori, agli amici, alle sagre, alle ferie, alle chiusure, ai saldi, ai costumi, al mare, alla montagna, agli esercizi, alla grammatica, alla matematica.
Oggi siamo Anna dai capelli rossi, che non abita né in montagna né al mare, ma che si lancia dall'altalena per stendersi sull'erba a braccia aperte. Che si gode il fresco del prato, mentre il suono delle cicale sugli alberi supera il rumore della brezza tra le foglie.
E' un suono che sa di caldo, come il profumo dell'aria e la foschia che avvolge le colline lontane.
Il tempo che abbiamo è così tanto che sembra troppo per le cose che ci passano per la mente, resta tanto vuoto che l'aria riesce a passarci attraverso.
Il turbinio dei potrei fare è come il vento caldo che muove gli ombrelloni e dal parcheggio del bar è un momento immaginarsi al parcheggio della spiaggia.
E poi i piedi sulla sabbia e tra le onde del mare, lontano da questo cemento che regala una finta estate con il sole che è solo un riflesso dei palazzi di vetro.
Se chiudo gli occhi abbastanza a lungo, riesco anche a tornare agli anni in cui il tempo del potrei fare durava l'intera estate.
Maestre senza scolari e artisti senza teatri si trasformano in educatori e ispiratori di giovani menti per i mesi estivi.
L'aria calda si rempie di addii e arrivederci, genitori falsamente dispiaciuti e intimamente sollevati si salutano finalmente liberi dei vincoli di falsa amicizia in nome delle classi.
I ragazzi e i bambini corrono, liberi di scegliersi i compagni d'avventura, passeggiano per il centro dondolandosi a spalle dritte senza il peso degli zaini.
Frotte di adolescenti affollano il marciapiede dopo il calar del sole e camminano veloci bisbigliando per rientrare a casa prima di mezzanotte.
Solo il tavolo della sala, pieno dei vecchi libri e qualche fotocopia con le liste dei compiti, ci ricorda che dovremo rimetterci al lavoro presto.
Ma ora c'è tempo.
C'è tempo: è questa è la cosa migliore di oggi, ultimo giorno di scuola.
Oggi abbiamo la sensazione ineffabile ed effimera di avere tempo.
Domani ci occuperemo dei compiti e dei progetti.
Ci sarà da pensare ai fiori, ai terrazzi, alle vacanze, al cambio d'abito, ai libri da leggere, alle valigie, ai doposole, ai capelli aridi, ai ventilatori, agli amici, alle sagre, alle ferie, alle chiusure, ai saldi, ai costumi, al mare, alla montagna, agli esercizi, alla grammatica, alla matematica.
Oggi siamo Anna dai capelli rossi, che non abita né in montagna né al mare, ma che si lancia dall'altalena per stendersi sull'erba a braccia aperte. Che si gode il fresco del prato, mentre il suono delle cicale sugli alberi supera il rumore della brezza tra le foglie.
E' un suono che sa di caldo, come il profumo dell'aria e la foschia che avvolge le colline lontane.
Il tempo che abbiamo è così tanto che sembra troppo per le cose che ci passano per la mente, resta tanto vuoto che l'aria riesce a passarci attraverso.
Il turbinio dei potrei fare è come il vento caldo che muove gli ombrelloni e dal parcheggio del bar è un momento immaginarsi al parcheggio della spiaggia.
E poi i piedi sulla sabbia e tra le onde del mare, lontano da questo cemento che regala una finta estate con il sole che è solo un riflesso dei palazzi di vetro.
Se chiudo gli occhi abbastanza a lungo, riesco anche a tornare agli anni in cui il tempo del potrei fare durava l'intera estate.
come il vento caldo che muove
RispondiEliminatanti momenti e tante emozioni https://altadefinizionenuovosito.net/azione/ dal film.
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